Si torna a scrivere, dopo la pausa. Di questo agosto, tutto sommato caldo, delle ferie (degli altri), delle città vuote, della loro vivibilità ritrovata, del concetto di città e quello di centro, di "centro-città" come luogo di incontro (una volta), di centro commerciale come luogo di incontro (oggi). Già, è sempre stato un modello che ho visto di traverso: "i centri commerciali sono le piazze del duemila". No, il centro commerciale (beh, con annesso l'indispensabile supermercato, ça va sans dire) è il luogo dedicato alle compere: più è grande, più ci sono marche e insegne famose, più è importante e più attira gente. Si va per acquistare cose, poi si torna a casa, con il sacchetto (in carta o in plastica biodegradabile) e lo scontrino che declama "cambio/reso possibile entro 7 giorni". In un annoiato giorno invernale, ci si passa il pomeriggio, si guardano i prezzi, si passeggia con le mani dietro la schiena, compiacendosi per il tepore, lamentandosi per il troppo tepore... Il centro commerciale, inoltre, è diventato anche centro di aggregazione ("ci si becca al centro alle 4..."), è un passatempo al chiuso ("vado a curiosare in quel negozio, dove c'è il cell nuovo della... che poi ci sono le consolle da provare!"), un posto dove si va a mangiare o fare uno spuntino; è diventato anche un luogo di incontro. Ho osservato che, anno dopo anno, è più facile trovarci conoscenti, tra le pesche, shampoo e i surgelati, scambiarci due parole ("ma che fine hai fatto...") e congedarsi ("ah, mi sono dimenticato il pane... sgrunt! devo tornare indietro... ah, alla prossima spesa! eheh"). E magari si abita a meno di un chilometro di distanza! Vai a capire la società del duemila!
E a proposito di commercio e consumismo, Joe Strummer, nel '79, scrisse, con Mick Jones, "Lost in the supermarket", uno dei gioielli (della categoria non-t'aspetti) del fondamentale album "London calling".
"I'm all lost in a supermarketI can no longer shop happilyI came in here for the special offerA guaranteed personality"[…]"I'm all tuned in, I see all the programmesI save coupons from packets of teaI've got my giant hit discotheque albumI emty a bottle i feel a bit free"
Indubbiamente la canzone merita molto sia per il testo, che per la musica. Un ritmo moderato (rispetto alle hit dei Clash) ma incalzante, trascinante, coinvolgente, sul quale appoggia la critica al consumismo, il disagio di vivere in questo modello, spersonalizzato.
Esisterà una via di mezzo tra interessi economici e rapporti sociali? Forse il centro commerciale è un elemento, una possibilità ma, come tutto, basta non abusarne... ;o)
Beh, intanto ci si può ascoltare la canzone che, fortunatamente, viene venduta nei vari CD... anche nei centri commerciali!!!